Robert Altman, fotografo, è stato allievo di Ansel Adams ed è stato presto assunto come fotoreporter dalla rivista Rolling Stone. Dopo i primi successi, ha ampliato il suo campo di lavoro alla fotografia di moda e arte.
La sua opera Sixties è un punto di riferimento per la generazione della Acid culture, della Summer of Love, del Rock, e del Flower Power. Si tratta di una raccolta di fotografie che ritraggono icone musicali, celebrità, star del rock e fan. Il lavoro cattura l’atmosfera di libertà fluida di quel momento degli anni ’60.
La sua opera è stata pubblicata in dozzine di libri, riviste e giornali, ed il suo lavoro è parte delle collezioni permanenti della San Francisco Public Library, della Library of Congress di Washington D.C., dello Smithsonian Institution, della Rock and Roll Hall of Fame, e della Kodak Rock Photography Collection.
Elaine Mayes da 55 anni lavora con immagini prodotte da fotocamere. Dopo avere studiato presso la California School of Fine Arts si è dedicata alla fotografia commerciale per sette anni. Ha iniziato insegnando alla University of Minnesota nel 1968, divenendo così la prima donna a insegnare Fotografia in un’università Americana. Le sue fotografie sono esposte in diverse gallerie, tra cui il MOMA, il Metropolitan Museum of Art, lo SF MOMA, il Boston Museum of Fine Art, lo Smithsonian American Art Museum e la Steven Kasher Gallery di New York. Tra i suoi libri citiamo “When I Dance” (1967), “It Happened in Monterey” (2003), e “Recently” (2015). Realizza anche video, e si è occupata della direzione della fotografia per il pluripremiato documentario “Silverlake Life”.
Bruno Vagnini, un ragazzo emiliano, in Canada a studiare all’;Accademia di Belle Arti di Montreal. E’ il 1969. Questo ragazzo una mattina di fine maggio viene a sapere della presenza in città di Lennon e Yoko Ono; si precipita in quell’albergo portandosi dietro la sua Nikon proprio quando John e Yoko stanno per iniziare il celebre Bed-in di protesta contro la vergogna della guerra in Vietnam; riesce a imbucarsi abusivissimamente nella suite di John e Yoko insieme agli altri giornalisti accreditati; la security lo sta per buttare fuori ma John che con un gesto olimpico e la sua voce morbida e un po’ nasale dice: “No: lasciatelo qui, è solo un ragazzo”. E lui scatta 31 foto. Quattro sviluppi di questi scatti, per l’emozione, vanno perduti, ma alcuni dei restanti ventisette che riuscirà a stampare saranno pubblicati il giorno dopo sui giornali di mezzo mondo. Questa è la storia di come un ragazzo, un giorno, sia diventato un fotografo esponendo poi in varie città italiane, europee e d’oltre oceano.
Baron Wolman è considerato uno dei principali fotografi di élite del XX secolo, oltre che uno dei più ricercati dai collezionisti. E’ stato il primo fotografo della rivista Rolling Stone e si è avvicinato alle più famose icone emergenti del rock’n’roll, da Bob Dylan a Jimi Hendrix.
La sua reputazione ed il suo occhio nell’individuare talento e storie gli hanno dato il lasciapassare da Haight Ashbury a Woodstock. Le sue storie hanno lanciato vere e proprie leggende e gli hanno consegnato le chiavi dei camerini e delle case delle più grandi stelle del rock’n’roll.
Ha sempre guardato attentamente i cambiamenti nella moda e nella cultura giovanile. È stato il primo ad accorgersi, e a fotografare, il fenomeno allora emergente delle “groupie”, catturando la libertà e lo stile di giovani donne che si stavano emancipando grazie alla pillola, alla moda e alla musica.
Era consapevole della necessità di documentare altri talenti emergenti, come le promesse della letteratura, dell’arte e del jazz. Individuò è fotografò il terremoto culturale della Summer of Love a San Francisco, che diede l’avvio all’epoca hippy, creando addirittura una sua rivista, Rags, per esplorare questo nuovo scenario in cui la frase “turn on, tune in, drop out” (“accenditi, sintonizzati, distaccati”) diventò un vero e proprio mantra per un’intera generazione.