Sideways
a cura di Daniele de Luigi
Trent’anni fa, nel testo introduttivo di Esplorazioni sulla via Emilia, Luigi Ghirri invitava a preservare e rinnovare la capacità della fotografia di contribuire alla decifrazione dell’esterno, raccogliendo la “sfida della complessità” del mondo contemporaneo. Le nuove generazioni di artisti hanno risposto cercando nuove strade, perché quella complessità si è moltiplicata mentre siamo sempre più assuefatti ad immagini ripetitive e semplificatorie, soggette a una una sempre più rapida obsolescenza.
La liberazione della fotografia da regole e limiti, a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ne ha frammentato il panorama, costretto i più avventurosi ad abbandonare i porti sicuri ma anche permettendo loro di sperimentare nuove forme di pensiero visivo che non sostituiscono, ma si affiancano a quelle tradizionali. Mentre la fotografia cambia, continuano a interrogarsi su come questo dispositivo di visione influenzi l’interpretazione della realtà; accettano le immagini mediali e tecnologiche come parte del mondo e non esitano a incorporarle nel proprio lavoro, inastaurando un dialogo tra le proprie fotografie e altre fonti di informazione, non solo visive; si rivolgono all’immaginario e all’invisibile, e sanno usare consapevolmente il proprio corpo, la storia e la memoria come filtro conoscitivo. Si riconoscono sempre meno nelle geografie accettate della fotografia, ma non rinunciano a praticare il vedere come atto fondativo dell’immagine contemporanea.