Luca Gilli: Blank
(…) Ciascuna immagine di Gilli rivela uno spazio la cui percezione è letteralmente sconvolta da un eccesso di luce che compie una doppia metamorfosi, dei volumi e dei materiali: muri senza fine né angoli, spazi senza profondità, scale che sembrano portare nel nulla, pavimenti diventati liquidi, aplats colorati senza materia… Lo spettatore ne esce come abbagliato: colpito dal lampo troppo brutale della luce, assalito dalla vertigine, letteralmente scombussolato, come se avesse perso i suoi punti di riferimento percettivi abituali.
La principale conseguenza di tale effetto iperluminoso in questo ambiente bianco è quella di attenuare o addirittura cancellare completamente le zone d’ombra fino a ottenere il distacco, parziale o totale, del motivo dalla realtà. Spesso prive di profondità, come in assenza di gravità, queste immagini ci ricordano come la perdita dell’ombra, in particolare dell’ombra portata, sia una delle molle tradizionali della letteratura fantastica; questi luoghi comuni, ormai privi di modellato, si riscoprono ridefiniti dalla bellezza del bizzarro, dell’insolito, perfino dell’impossibile: la curva si trasforma in piano, il muro diventa pavimento, gli angoli scompaiono in un continuum indefinibile. (…)
Quentin Bajac
Estratto dal saggio critico pubblicato in: Blank, Luca Gilli, 2011. Planorbis ed. ISBN 978-88-95507-10-1. Testo originale in francese, traduzione di Luisa Bigi.