Anteprima Fotografia Europea 2017
Precoce meraviglia della tecnica, epica istantanea del presente, traccia fantasmatica del passato. Nei suoi quasi duecento anni di storia coincidenti con la modernità, la fotografia ha attraversato le fasi di un’evoluzione fondamentale per il modo di vivere di chiunque. Un percorso complesso e stratificato oggi giunto all’ennesima svolta.
È su queste coordinate che si sviluppa la dodicesima edizione di Fotografia Europea (giornate inaugurali: 5-7 maggio, mostre aperte fino al 9 luglio).
Mappe del Tempo. Memoria, archivi, futuro: un tema ampio e allo stesso tempo essenziale che mette in gioco concetti chiave come quelli di verità e tradizione con la multiforme sensibilità contemporanea.
A Palazzo Magnani ritorna il progetto di culto Un Paese (1952-1955) di Cesare Zavattini e Paul Strand, immersione etico-estetica in un piccolo centro della Bassa emiliana (Luzzara), rivoluzione del reportage, dello scatto antropologico, del rapporto fotografia-letteratura. Sulla mostra originale, poi, si innestano le influenze nel frattempo accumulatesi: la fortuna nel panorama culturale italiano, le fasi della realizzazione, lo studio degli aspetti tecnico-filosofici. Un modo di confrontarsi con il passato rivisitandone i presupposti.
L’onda Zavattini-Strand si rifrange anche ai Chiostri di San Domenico: a un gruppo di quattro artisti contemporanei – Tommaso Bonaventura, Jan de Cock, Aleix Plademunt e Moira Ricci – è stato chiesto di attualizzare lo spirito dello storico progetto. Un percorso originale prodotto da Fotografia Europea che sottolinea il carattere dinamico e attivo della manifestazione. Un approccio che si ritrova anche al Museo di Storia della Psichiatria con la ricerca realizzata da Christian Fogarolli sul patrimonio del Museo stesso, una sorprendente ricognizione al confine tra arte, scienza e istituzioni disciplinari.
Un altro protagonista del Novecento fotografico internazionale, Gianni Berengo Gardin, è protagonista ai Chiostri di San Pietro. Da un punto di vista inedito: lo studio dell’artista con le attrezzature, i materiali, i provini; un autentico laboratorio dove prende forma l’atto creativo. Ma anche la cura e l’allestimento sono atti di invenzione. E così accanto a Berengo Gardin i visitatori dei Chiostri possono scoprire il progetto di Fabrica, scuola di comunicazione che ha inventato la rivista-archivio Colors, gli ultimi 100 anni di storia del Sudafrica visti attraverso la fotografia, il viaggio nelle “meraviglie” della classificazione Les Noveaux Encyclopédistes coordinato di Joan Fontcuberta, lo spazio dedicato ai giovani, Diciottoventicinque, che rielabora l’archivio personale di un “semplice cittadino”, Giovanni Marconi, la cui vita copre un secolo.
Il cuore contemporaneo di Fotografia Europea è ancora Palazzo Da Mosto con sette fotografi internazionali che mostrano come l’immagine sia ancora oggi un’arma potente per spiegare la realtà, ma anche per occultarla. Per Daniel Blaufuks, Alessandro Calabrese, Kurt Caviezel, Edmund Clark e Crofton Black, David Fathi, Agnès Geoffray, Teresa Giannico ogni fotografia è un mondo a più dimensioni da decifrare.
Fotografia Europea è, da sempre, anche un modo per scoprire la fisionomia del “nuovo”. Alla Public Call lanciata per questa edizione hanno partecipato oltre 600 progetti. Quelli selezionati saranno visibili negli spazi dell’ex ACI e nelle stanze della storica Galleria Parmeggiani. Storia dell’arte, confronti con la scienza e delle le nuove tecnologie, approcci multimediali: un autentico saggio sulla realtà in divenire.
Cinquant’anni fa una delle novità che sconvolse il mondo fu la Summer of Love con epicentro la California: un’esplosione di creatività, un ampliamento delle coscienze, un’utopia accompagnata da una colonna sonora formidabile, quella di un rock al massimo della sua parabola espressiva. Cosa rimane oggi di quell’avanguardia sconvolgente? Lo si può scoprire allo Spazio Gerra in Community Era, racconto in diretta realizzato da celebri fotografi statunitensi.
Le mostre principali costituiscono il fulcro di Fotografia Europea. Ma essa, come sempre, si diffonderà nella città, nei suoi spazi, tra la sua gente con innumerevoli sorprese e possibilità di scoperta.
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